Attacchi di panico: un’opportunità per comprendere se stessi
L’attacco di panico isolato ed inaspettato è un’esperienza molto frequente nella popolazione generale. Indagini svolte sull’incidenza degli attacchi di panico in popolazioni studentesche, ad esempio, hanno rilevato che studenti di college americani manifestano percentuali variabili tra il 6% ed il 51% (Franceschina, Sanavio, Sica, 2004; Sanavio, Cornoldi, 2001) mentre un’indagine condotta tra gli studenti italiani ha riscontrato una percentuale del 32% (Sanavio & Cornoldi, 2001).
Nonostante l’elevata incidenza, solo una modesta parte di individui che sperimentano tali episodi sviluppa in seguito un disturbo d’ansia, come, appunto, il disturbo di panico (Barlow, Chorpita, Turovsky, 1996).
La maggior parte delle volte gli attacchi di panico restano, infatti, eventi isolati, che non comportano conseguenze dal punto di vista clinico. Se, tuttavia, si ripetono con una certa frequenza possono evolvere in un disturbo clinicamente significativo: il disturbo di panico, con o senza agorafobia (secondo i criteri del DSM IV-TR); essi sono pertanto segnali che non vanno assolutamente ignorati, né sottovalutati.
L’articolo che presentiamo si compone di due parti: all’interno della prima (edita dal dott. Emanuele Oscar Crestani, CIMP di Genova) è contenuta una breve descrizione degli attacchi di panico ed una lettura dei medesimi in chiave psicosomatica; la seconda sezione (edita dal dott. Michele Gentile, CIMP di Genova) è dedicata alla sintetica presentazione di un caso clinico di attacco di panico con agorafobia trattato con ipnositerapia presso il nostro centro.
Onde theta e stato ipnoide
A cura di Emanuele Oscar Crestani
Immagini in trasformazione
Prospettive in psicologia clinica e medicina psicosomatica
Collana: Academy
Genere: Saggistica
Edizioni: Screenpress
Pagine: 124
Anno: 2013
Il Dott. Crestani, in questo libro, dopo aver definito le discipline di riferimento psicologia clinica e medicina psicosomatica, espone una serie di interventi di psicoterapi (effettuati sia in ambito ambulatoriale ospedaliero che in studio privato) accomunati dall’impiego di tecniche di visualizzazione e di trasformazione delle immagini mentali (prodotte dal paziente in maniera spontanea o indotte dal terapeuta per suggestione).
L’autore espone casi clinici condotti con l’impiego dell’ipnositerapia, la psicoterapia mediante le metafore, la stimolazione sonoro-musicale con onde Theta e la tecnica della Fiabazione. Termina con l’esposizione del metodo Junghiano dell’ Immaginazione attiva.
La via dell’immaginazione è una disciplina di elaborazione introversa, una cultura dell’interiorità che riconosce un senso nuovo al concetto di malattia. Essa viene interpretata come linguaggio del corpo; il sintomo diventa messaggio di un disagio del paziente che va compreso in base alla storia personale in ambito familiare e sociale, cogliendo l’analogia tra la funzione dell’organo colpito e la funzione psichica corrispondente ivi simbolicamente rappresentata.
Munch, vi spiego l’Urlo che non c’è
Articolo pubblicato il 06 novembre 2013 sul portale de Il Secolo XIX.
Mediatori e moderatori del caregiver burden tra caregiving informale e sostegno formale
Attività di ricerca scientifica pubblicata sulla rivista EXEL 2/2012, Sinapsis Edizioni Scientifiche.
Autori: Fabrizio Costanzo, Paola Tognetti, Emanuele Crestani, Luigi Baratto