Riteniamo che la medicina dei prossimi anni difficilmente potrà fare a meno dei concetti della psiconeuroendocrinoimmunologia e delle dimostrazioni sempre più fitte sui rapporti che esistono tra cervello e organismo, tra mente e corpo, tra stress e modificazioni somatiche.
L’impatto potenziale di tutto ciò riguarda aree della medicina e della salute che vanno dalle malattie infettive (dal mite raffreddore al temibile AIDS) al discusso ruolo dei fattori psichici nella genesi dei tumori, alla risposta dei malati alle terapie antitumorali, alle malattie allergiche, fino, forse ad alcune patologie autoimmuni. Se ci si estende poi al possibile ruolo dello stress nelle malattie dell’uomo in generale, l’impatto riguarda numerose altre patologie, non correlate direttamente al sistema immunitario.
Ma forse è bene partire, brevemente, dall’inizio. Cioè da quando si è cominciato a parlare di Neuroendocrinologia: siamo alla fine degli anni Venti del Secolo scorso,quando una coppia di scienziati, i conuigi Ernst e Berta Scharrer, dimostrò che alcuni neuroni di quella parte fondamentale del cervello chiamata “ipotalamo” producevano sostanze ormonali. Gli Scharrer chiamarono “granuli simil-endocrini” queste sostanze e “neurosecrezioni” la loro liberazione da parte dei neuroni del cervello. Una ventina d’anni più tardi vennero identificati gli stretti rapporti che l’ipotalamo ha con l’ipofisi, la ghiandola endocrina che svolge un ruolo centrale in tutto il sistema ormonale.
Lo sviluppo delle tecniche di microspia elettronica e l’applicazione ai tessuti cerebrali e nervosi in generale, di particolari tecniche di visualizzazione (come la fluorescenza e la immunoistochimica), attorno agli anni Settanta, consentirono di vedere la
parte terminale dei neuroni rigonfia, non solo delle solite vescichette contenenti i trasmettitori del segnale nervoso (chiamati “neurotrasmettitori”) ma anche vescicole più grandi e di colore diverso. L’analisi del contenuto di queste vescicole ha occupato tutto l’ultimo trentennio ed è tuttora in corso. Fino ad oggi sono state identificate circa sessanta di queste sostanze denominate “peptidi” o “neuropeptidi”.
Ma il fatto più sconvolgente è di questi ultimi anni: i peptidi vengono prodotti non solo dai neuroni ma anche dalle cellule endocrine e da quelle immunitarie. Inoltre un neuropeptide, per esempio la colecistochinina (in sigla CCK, così chiamata perchè tra le sue capacità ha quella d’indurre la contrazione della colecisti), identificato in un primo tempo nell’intestino, è stato poi rinvenuto nel cervello.
L’ultimo colpo di maglio alle tradizionali separazioni tra i tre sistemi, il nervoso, l’endocrino e l’immunitario, è venuto nel 1989 da parte di J. Edwin Blalock, docente di fisiologia all’Università dell’Alabama, con la dimostrazione che non solo i tre sistemi comunicano, ma che la comunicazione è bidirezionale e cioè essa va dal cervello alle cellule deputate alla difesa immunitaria e da queste al cervello, così come dal cervello alle cellule endocrine e a quelle immunitarie e viceversa.
E’ così nata la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) la quale reclama con forza una radicale modificazione del modello medico dominante, un modello vecchio, sovente scaduto nella pratica clinica e ormai d’impaccio allo sviluppo della ricerca scientifica.
Ma per riassumere, quali sono le idee portanti del vecchio modello di medicina che la PNEI mette in discussione?
Il cervello umano è simile a un computer, una stazione di comando centrale che conosce l’esterno leggendolo come una calcolatrice legge un nastro magnetico e governa l’interno tramite gli ordini impartiti dall’alto verso il basso attraverso la rete nervosa. Il cervello è il reparto speciale ed inaccessibile dell’organismo, i suoi codici e i suoi componenti sono unici e non rintracciabili in nessun altro organo. A loro volta, le difese immunitarie sono di tipo meccanico e automatico: l’anticorpo blocca l’antigene neutralizzandolo. Gli ormoni sono un sistema di bioregolazione automatica, la loro influenza sulle malattie comuni è praticamente nulla : essi interessano la diagnosi di quei rari casi di grave squilibrio endocrino che si presentano all’osservazione clinica.
La neuroscienza e la PNEI dimostrano invece che il cervello , pur essendo ovviamente la sede delle funzioni intellettive umane, non solo non è paragonabile ad un calcolatore nel suo modo di leggere la realtà esterna, ma è al tempo stesso e a tutti gli effetti, come una grande ghiandola endocrina, recuperando così una geniale intuizionedell’antica medicina occidentale (“il cervello è una ghiandola, come la mammella “, Ippocrate) e orientale (“il cervello è il lago del midollo “, medicina tradizionale cinese ). Così, il sistema immunitario può essere definito un vero e proprio organo di senso, l’occhio interno, organizzato in network per sorvegliare sia l’esterno sia l’interno. In questa nuova concezione le ghiandole endocrine non sono dei semplici “termostati”, ma costituiscono un sistema strutturato a più vie che, in collaborazione con i sistemi nervoso e immunitario, mette in atto le reazioni vitali di adattamento dell’organismo ai cambiamenti che provengono dall’esterno. E le reazioni vitali nell’organismo umano includono funzioni cognitive a cui partecipano organi e molecole di origine non nervosa: per esempio è ormai accertata la partecipazione di alcuni ormoni alla costruzione della memoria. Infine e quindi: la comunicazione all’interno dell’organismo non è di tipo gerarchico, ma bidirezionale e diffusa.
L’importanza sul piano clinico di queste acquisizioni scientifiche è, per esempio, dimostrata da uteriori recenti ricerche che hanno permesso di accertare che la rete nervosa delle pareti interne del tratto gastro-enterico presenta una notevole quantità di neuroni, circa cento milioni, e svolge un ruolo in gran parte indipendente dal cervello centrale a cui è certamente collegata dal sistema nervoso autonomo, ma da cui non dipende per il suo funzionamento. E’ stato infatti visto che se s’interrompono le connessioni tra sistema nervoso autonomo e rete nervosa enterica, questa continua a svolgere i propri compiti.
Questa rete nervosa, battezzata “sistema nervoso enterico” o “cervello enterico”, è in stretto collegamento con il sistema ormonale, che è molto diffuso all’interno dell’apparato digerente ad opera di cellule endocrine sparse nella mucosa gastrointestinale. Ma lo è anche con il sistema immunitario, che in questa parte del nostro corpo assume anch’esso l’aspetto di un’ampia rete linfatica, dove circolano i linfociti.
La linfatica e la nervosa sono due reti che scorrono l’una sull’altra in una ben determinata zona dell’intestino tenue, nella tonaca sottomucosa. La nostra pancia si presenta quindi come un potente complesso neuroendocrinoimmunitario integrato che svolge funzioni con un largo margine di autonomia, ma che, al tempo stesso subisce continuamente e pesantemente il confronto innanzitutto con l’esterno (cibo), ma anche con l’interno (il cervello, le sue emozioni, i suoi disturbi, le sue malattie).
Ecco perchè non è spesso sufficiente correggere la nostra dieta e assumere qualche pastiglia in caso di gastriti, coliti e altre patologie dell’apparato digerente, bensì occorre anche agire sul piano delle emozioni e dello stress, con tempestività ed efficacia.
Questo esempio riguarda l’apparato gastro-intestinale ma, in pratica, non vi è organo o apparato che risulti estraneo alla connessione psiconeuroendocrinoimmunitaria, ecco perchè occorre utilizzare tutti gli strumenti terapeutici e preventivi che abbiamo a disposizione. Cominciando, naturalmente, dai tanti e potenti farmaci di cui la Medicina oggi dispone. Associandoli però a quelle tecniche come la Psicoterapia, l’Ipnosi Medica, il Training autogeno ecc. che hanno dimostrato di essere efficacissime nel contrastare il vero e proprio Killer della nostra salute: lo stress cronico. Insidiosissimo perchè, diventando appunto cronico, lo scambiamo per il “nostro carattere”, ed è invece il responsabile PRIMO dello squilibrio psiconeuroimmunoormonale che inevitabilmente e , sovente, silenziosamente, danneggia la nostra naturale omeostasi.
Fortunatamente abbiamo anche la possibilità di utilizzare molte sostanze naturali e vari integratori ormonali che, seppure poco conosciuti, almeno in Italia, forniscono delle preziose difese contro i danni arrecatici dai “radicali liberi” e, più in generale, dall’effetto dell’ossidazione cellulare, cioè contro tutto ciò che ci fa ammalare e invecchiare precocemente.